A NORD! A NORD!!!

Amo il sole, la roccia perfetta del Verdon, amo gli avvicinamenti brevi, le falesie a pochi passi dal bar, amo mangiare bene, seduto al tavolo di un buon ristorante, amo il caldo del letto di casa mia, il mio cuscino, amo le piccole coccole domestiche, il profumo del caffè e del pane fatto in casa...


Odio camminare, svegliarmi presto - nel cuore della notte, nel cuore dei sogni- odio gli zaini pesanti,gli scarponi, odio dormire nel sacco a pelo in letti dalle reti imbarcate, in locali che trasudano umido da ogni dove, odio il puzzo di sudore dei corpi ammassati promisquamente uno accanto all' altro, odio il freddo!
Odio le zuppe in busta, odio il rumore del jetboill, odio dover rovistrare nello zaino alla spetrale luce di una frontale, ma più di tutto odio il morso del gelo quando ad ore troppe preste ci si scuote dal dormiveglia tormentato da sogni e incubi.



sbamm, abbandono la sicurezza ma anche l'incertezza del bivacco e come per incanto ogni volta mi ritrovo ad Amare ogni secondo di vita consumato in mezzo alle montagne.

D'improvviso ci ritroviamo nel cuore pulsante dell' azione, succhiando ogni goccia di questa linfa vitale immersi in scenari da favola e incubo, chiusi nelle nostre giacche che ci proteggono dal freddo ma non dalle legittime paure, camminiamo con il cervello che lavora a pieno ritmo, registra e analizza ogni variazione del circostante, ogni minimo rumore, ogni minima luce...siamo vigili.

Perpetriamo un insieme di gesti  automatici lungo inestricabili morene, pendii ghiacciati,canali di neve dura, molle, inconsistente, risalti di roccia inframmezzati a ghiaccio, rincorrendoci tra pareti e spigoli.

Camminiamo, scaliamo, venti passi e riprendiamo fiato, proviamo a controllare il controllabile lasciando giocoforza, un buon margine di imponderabilità ad ogni nostra azione.


Fino in vetta. Culmine di ogni salita, fine del sogno, amaro in bocca, un abbraccio, solo occhi sognanti già rivolti alla prossima parete.



Fino in vetta. Non è che la metà del sogno, non siamo che a metà strada. Ogni salita termina con il culo al caldo. E dalla vetta ogni volta di strada da fare ce n'è parecchia.

L'inspiegabile fascino di queste pareti Nord, austere e inospitali, qualcosa di più simile ad una prova iniziatica che all' arrampicata.


CAPODANNO VERTICALE 2014


STAGE DI ARRAMPICATA
Quatro giorni di pura arrampicata, divertimento, buon vino, ottimo cibo, splendido mare nel ponente Ligure.


Programma

29 Dicembre 2014

Partenza da Milano ore 7, arrivo a Finale Ligure previsto per le 9:30 circa, arrampicata alla falesia di Perti.

Perti è una delle falesie storiche del finalese, presenta itinerari di tutte le difficoltà dove predomina l'arrampicata in placca.

Ore 17 trasferimento a Castelbianco, sistemazione in B&B, aperitivo.


30 Dicembre 2014

Colazione presso B&B ore 8:30, trasferimento alla falesia del Terminal e arrampicata.

Il Terminal è una delle più famose falesie della Val Pennavaire, con tiri di continuità lunghi fino a 30/35 m che ci daranno la possibilità di esprimere tutto il nostro bagaglio motorio.

Ore 17/17:30 aperitivo



31 Dicembre 2014

Colazione presso il B&B Rossociliegia e trasferimento nella zona di Toirano.

Arrampicata nelle falesie della Valle del Vero, svariati settori con lunghezze per tutti i gusti e tutti gli stili. Il tutto in un luogo incantevole, a due passi dalle grotte di Toirano.

Ore 17:30 aperitivo a Cisano sul Neva

1 Gennaio 2015

Colazione presso il B&B Rossociliegia e trasferimento a Finalborgo, arrampicata a Rocca di Corno. (arrampicata su un calcare a buchi e buchetti che richiede un buon uso dei piedi e una buona padronanza della tecnica)

Aperitivo e chiusura stage, rientro a casa


Quota di partecipazione

Euro 280,00 a persona (minimo 4 persone)

La quota comprende: l’insegnamento della Guida Alpina, il materiale comune, assicurazione RC.

Sono esclusi: transfer, vitto, alloggio e qualsiasi extra.

Le spese della Guida ( transfert,vitto e alloggio) verranno suddivise dai partecipanti.

Il programma può variare a discrezione della Guida Alpina al fine di garantire la sicurezza e il miglior svolgimento delle attività.

prenotazioni entro 7/12/2014

info e prenotazioni matteoguida@yahoo.it

Alziamo il livello - Climbing is not a gym

Stage di due giorni dedicato all' approfondimento della tecnica di progressione secondo il Metodo Caruso. Dedicheremo particolare attenzione ad alcuni concetti fondamentali per un approccio consapevole all' arrampicata, quali la ricerca dell'equilibrio, la continuità del movimento, la coordinazione, il corretto uso dei piedi.
Impareremo a scalare con i piedi, lasciamo i muscoli a riposo, per quando serviranno veramente.

Bastionata del Lago - ph Riky Felderer


Dedicato a
...tutti gli arrampicatori che considerano la scalata una cosa diversa dal far ginnastica. 

Livello minimo 
5a da secondi
 
Appuntamenti
Sabato 1 e domenica 2 novembre  Sasso Remenno/Introbio
Sabato 8 e domenica 9 novembre Finale Ligure
Sabato 22 e domenica 23 novembre Muzzerone


Quota partecipazione
160€/persona - massimo 6 persone 

La quota comprende 
  • assicurazione RC
  • insegnamento della Guida Alpina
  • materiale di uso comune (corde, rinvii, freni)
  • materiale didattico
  • materiale personale Imbracatura, scarpette e casco
Non comprende: Trasferimenti,vitto e alloggio e quanto non specificato alla voce precedente, le spese della Guida Alpina (transfer vitto e alloggio)  saranno suddivise tra i partecipanti .

NB: le location possono subire variazioni causa meteo e/o decisioni della Guida Alpina per il miglior svolgimento del corso.




info e prenotazioni matteoguida@yahoo.it

VAL DI MELLO: IL RISVEGLIO DI KUNDALINI con bivacco...mancato

Questo può considerarsi il secondo episodio delle mie salite estive in Val di Mell, naturale proseguimento della precedente avventura al Trapezio d’Argento ripercorrendo “Stomaco Peloso” e poi l’ ”Alba del Nirvana”.
L’idea dell’ennesima super classica nel granito della Valle nasce da un desiderio, per me naturale, di ripercorrere determinate linee. Diversi amici e compagni di cordata, sono già passati da quella linea individuata il 3 e 4 Aprile del 1976 dai signori Ivan Guerini e Mario Villa, dedicata al Dio orientale della vitalità onirica.
Per molti,   più bella e completa della più blasonata sorella maggiore “Luna Nascente”.

Dopo l’esperienza su l’Alba del Nirvana, volevo passare ad una via più impegnativa ma non volevo decidere sul momento come la volta precedente, volevo mischiare un po’ di “avventura” ad una classica della valle.

Questa volta però, l’avventura era stata pensata “a tavolino”. Inizialmente, avevamo concordato la data del 5 settembre ma dopo un po’ di chiacchiere e birre varie era emerso che non avevo mai fatto un bivacco. Da lì, la disquisizione in pieno stile Oktoberfest (NDR: mancavano solo i cori in tedesco), si sposta su quanto sarebbe figo organizzare una salita che comprenda un bivacco in parete. Ci siamo appassionati all’idea, ed abbiamo iniziato a giocarci in modo ostinato;
“… la lanciava in aria e la trasformava; la lasciava sfuggire e la riafferrava; la rendeva incandescente di immagini, le dava le ali del paradosso. Mentre continuava a parlare, l'elogio della follia si innalzava a filosofia e la Filosofia stessa diventava giovane, afferrava la musica folle del piacere, si vestiva, per così dire, della sua veste macchiata di vino e della sua ghirlanda d'edera, ballava come una Baccante sui colli della vita e scherniva per la sua sobrietà il lento Sileno.
… Alla fine, vestita della livrea contemporanea, la Realtà entrò nella stanza sotto forma di un servitore, venuto a dire alla duchessa che la sua carrozza era arrivata.”
[Cit. “Il Ritratto di Dorian Gray” di O. Wilde]

Nel nostro caso, la Realtà si presento sotto forma di piattino con dentro uno scontrino piegato in due per nascondere la cifra … Era il Conto!
A fine serata, avevamo già tutto nella nostra testa. C’era l’idea, la volontà di organizzare qualcosa di diverso della durata di almeno due giorni, avevamo anche già fatto la cernita di quello che serviva e avevamo anche scelto il vino da bere per brindare alla riuscita. Mancava solo una cosa: non avevamo ancora scelto la Via da fare.
In questo senso, sono stato io a mettere un punto fermo.  La mia volontà di avere come teatro delle operazioni la Val di Mello, ha fatto ricadere la scelta su “Il Risveglio di Kundalini”. Sicuramente  potevamo optare per una via diversa, forse più lunga ma dopo un paio di considerazioni legate in primis al mio attuale livello di arrampicata e poi l’allenamento ci hanno riportato sulla Dimora degli Dei.
Decisione presa! Ora dovevamo scegliere delle date che potessero andare bene per entrambi dal momento che si tratta di due giorni continui.

La mattina del 1 settembre mi trovo sotto casa dei GuidONE alle 11:00, dopo aver preparato le varie cibarie. Ovviamente, il cibo era compito mio. Tenendo a mente che il Sig. Pota è vegetariano, la sera prima, avevo preparato un contenitore con ben tre tipologie diverse di formaggio già tagliate a strisce e pronte da mangiare. Marmellata per la colazione ed un paio di bottiglie di rosso per festeggiare.
Passiamo dal suo “arsenale” per recuperare quello che serve per fare la via: mezze corde da 60mt, vari friends, una serie di nuts, fettucce e rinvii ecc. Con un certo stupore, mi passa anche un cordino in kevlar da 60mt con annessa Micro Traxion. Lo guardo con fare interrogativo e ghignando mi indica il saccone BD.

Carichiamo l’auto e mentre guido, mi spiega come intende gestire la salita. Lui scalerà con il mio zaino. Tutto il materiale per la notte lo metteremo nel saccone BD che verrà recuperato da Lui al termine di ogni tiro usando il cordino e la carrucola bloccante. Durante la fase di recupero, il mio compito sarà cercare di evitare che il saccone vada in giro per la parete tenendolo dall’estremità opposta. Eventualmente, se il saccone dovesse incastrarsi sarò sempre io a doverlo liberare. Con una certa perplessità penso: “Vabbeh! Se non c’è altro modo …“.

Ci fermiamo al Centro Polifunzionale per uno spuntino prima di parcheggiare e dirigerci in Valle.
Matrix con alle spalle la Dimora degli Dei

In ogni caso sarà un successo quindi bottiglia pronta!

La via abbraccia tutta la struttura di granito denominata la Dimora degli Dei. Si sale inizialmente procedendo verso destra per poi procedere a sinistra traversando tutta la struttura disegnando una gigantesca “C” che termina alla fine dell’immenso tetto sottostante il Bosco Incantato. Una delle vie più varie da un punto di vista tecnico. C’è davvero tutto: placca, traversi, camino, fessure e tetti.
Tempo di salita stimato è circa 4-5 ore.

Portiamo solo il minimo indispensabile, ma è innegabile che la ferraglia è comunque tanta. Non esagero nell’affermare che avremo avuto sulle spalle almeno 25 kg a testa. Procediamo con l’avvicinamento con passo svelto, quindi alle 15:30 circa arriviamo all’attacco. Confesso di essere un po’ emozionato. Procediamo nel disporre il materiale negli zaini, indossiamo imbrachi e Matteo mi mostra come fissare il saccone al cordino per il recupero.

Dovrebbe essere inutile dirlo, ma data la linea della Via, il vero protagonista della salita è stato un saccone Black Diamond da 40lt per un peso complessivo intorno ai 25-30 kg.

Ma partiamo con il racconto della salita …

L1 – Si sale dritti lungo una fessura che conduce poi sotto ad un tetto. Si traversa verso destra per circa 20mt seguendo una bella fessura proteggibile con Camalot #2 #3. Esaurita la fessura si sale ancora in verticale per pochi metri, quindi si traversa seguendo una fessura per altri 15-18 mt. Il tiro finisce sotto un tetto che prende il nome di “Ala di Pipistrello” (per via del profilo), dove si sosta su due chiodi da rinforzare con un #3.
Il Pota parte a razzo ed in pochi minuti arriva in sosta. Dopo aver sistemato il tutto, inizia il recupero del saccone.  Cerco di mettere in pratica quanto concordato, tirando il cordino per evitare il pendolo di 30mt attraverso alberi e cenge. In qualche modo cerco di farlo passare oltre le cenge ed i cespugli più bassi, ma sull’albero proprio sotto il tetto non c’è verso. Dovrò sbloccarlo  quando salgo.
Il tiro non è complicato e la fessura ben protetta fornisce da sola ottime prese per le mani. Arrivato a metà devo “abbandonare” la fessura per sbloccare il saccone. Cerco di stare sui piedi il più possibile, quindi mi abbasso in direzione albero per far passare il saccone oltre il tronco. L’operazione avviene senza intoppi anche se comporta il rischio di pendolare per qualche metro. Mi fermo sull'alberello aspettando che Matteo finisca di recuperare il saccone quindi riprendo la fessura e concludo il tiro.



L2 – Adesso c’è il passaggio più difficile della via. Il passo di VII sotto il famoso tetto. Sono presenti ben tre chiodi per garantire un minimo di sicurezza durante il passaggio. Matteo passa via come se nulla fosse provando a spiegarmi come fare il passaggio visto che dalla sosta non potrà né vedermi né darmi indicazioni. Conscio della difficoltà, mi rinvia i tre chiodi in caso di necessità e poi procede spedito fuori dal tetto lungo l’ennesimo traverso di una 30na di metri seguendo una fessura ben proteggibile con friend grossi #2 e #3 fino alla sosta su un bel alberello scomodo scomodo.
Arrivato in sosta, parte il cinema del recupero del saccone. In un tiro di traverso come questo, vi lascio immaginare la partenza: pendolone di 10mt che incastra il saccone proprio all’uscita del tetto. Come per il tiro precedente, sblocchero il saccone durante il passaggio.
Parto. Complice la mia altezza riesco a ricostruire i movimenti visti qualche minuto prima e a raggiungere i medesimi appoggi usati da Matteo. Traverso, stando attendo a spalmare bene le Katana, libero il saccone tenendomi bene su bordo esterno del  tetto. Aspetto che Matteo concluda il recupero del saccone, ma sono costretto a liberarlo anche da un alberello prima della sosta. La fessura comunque è ben proteggibile e fornisce un sacco di soluzioni di incastro per tenersi. Raggiungo la sosta rinforzata con due Camalot #3 Blu. (NDR: Ma quanti ne ha visti passare questo alberello ?)

Matrix libera il saccone
L3,L4 – Forse il tiro più fisico e bello della via. Si sale una fessura denominata al “Serpe Fuggente” per via della sua forma e completamente da proteggere con friend grandi Camalot #2 #3 sino alla sosta molto scomoda su due alberi. Ovviamente la Guida ha preferito boicottare la sosta, per proseguire lungo un camino di una decina di metri denominato “Angolo Amaranto”(completamente improteggibile). Al termine del camino è possibile sostare usando una pianta e organizzarsi su un comodo terrazzino. Per noi, questo tiro è stata la parte più faticosa. Com’è facile immaginare, indovinate dove si è incastrato il saccone dopo 50mt di pendolo ? … Eeeessatto! Per fortuna una volta incastrato non ho dovuto infilarmi nel camino per liberarlo ma Matteo, da bravo GuidONE, si è calato in doppia per liberarlo (almeno 3-4 volte) mentre io mi occupavo del recupero dall'alto.

Fuori dal Camino
L5 – La via procede in quello che vien chiamato il “Bosco dai Folletti”. I due apritori bivaccarono qui prima di riprendere l’apertura della via. La nostra idea iniziale, era di bivaccare in questo punto. Purtroppo, la vegetazione rigogliosa ed il vento ci fanno capire che non sarebbe stato un bivacco agevole. Ci riposiamo un attimo su qualche alberello ma alla fine preferiamo spostarci più avanti seguendo la via originale cercando un posto, almeno più riparato.
Sistemiamo la sosta con il secchiello e dopo aver rimesso tutto a posto si riparte. Ora si traversa sotto l’arco che da questa posizione sembra immenso (e tagliato con il Miracle Blade dallo chef Tony) alternando placche e vegetazione fino ad una sosta su un albero con un bel terrazzino. Pensate ora a cosa succede al ns. saccone che deve at-traversare il bosco degli Gnomi tra piante e cespugli. Ogni 5mt si incastra. Stavolta, tocca a me fare il manovale, per fortuna il grado del tiro è dalla mia parte.
(NDR: la maggior  parte delle cordate preferisce salire dritto fino all’arco e solo dopo traversare sfruttando la fessura sottostante.)



L6 – Adesso saliamo in verticale fino sotto l’arco citato in precedenza. Si prosegue lungo la fessura sottostante l’arco proteggibile con friend e nuts grandi. Poco prima della fine dell’arco ci si abbassa leggermente continuando a traversare verso destra fino ad una cengia erbosa con un ginepro dove si sosta. Il saccone stavolta procede con un paio di pendoloni ma senza grossi intoppi visto che non ci sono grossi ostacoli sulla traiettoria . (NDR: di cenge o punti dove bivaccare nemmeno l’ombra)

L7 – Si continua a traversare verso destra, descrivendo la famosa C menzionata prima. Le placche si alternano a terrazzini erbosi che sporcano la suola delle scarpette. Fino a sostare su un terrazzino di erba e radici.
Per il saccone, credo che sia stato il tratto più complicato. Farlo passare tra piante, cespugli ecc. è stato davvero cinematografico … non aggiungo altro! (Anche qui nessun punto sfruttabile per il nostro bivacco).

L8 – si risale la placca e si traversa su fessura bel protetta con friend dall’#1 al #3 per una 40na di metri fino ad una pianta con robuste radici dove si sosta. Tiro complicato per il saccone che richiede due miei interventi per liberarlo da due piante direttamente sulla traiettoria di recupero. Divertente il fatto che per liberarlo ho sempre rischiato di pendolare sul serio…

L9 – tiro abbastanza tecnico, si procede lungo una placca in direzione di uno spigolo. Lo si aggira sfruttando una fessura ben utilizzabile per un incastro di mano quindi si sale una placca appoggiata fino ad un muretto leggermente strapiombante quindi si prosegue su placca fino alla sosta su vecchi chiodi. Mega pendolo del saccone lungo la placca iniziale fin’oltre lo spigolo. Non è richiesto il mio intervento quindi posso concentrarmi sulla scalata. Sono stanco e comincia a fare freddo. La parete è in ombra e la luce sta svanendo. Giro intorno allo spigolo senza problemi ma nel diedrino fatico per la stanchezza.

L10 – si traversa a destra su placca e poi seguendo una fessura si gira intorno ad uno spigolo e poi ancora su placca fino al Bosco Incantato dove si sosta su una pianta.
Nessun intoppo in questo ultimo tiro per il saccone, fatto salvo un bel pendolo iniziale oltre lo spigolo facilmente gestibile tenendo l’estremità opposta.

Al termine della via ci togliamo le scarpette e, nonostante la poca luce, ci concediamo la selfie di rito con i vari complimenti. Mettiamo le giacche e indossiamo le frontali.

on the Top!!!
Di spazio ne abbiamo parecchio ma il vento soffia forte. Sinceramente avrei solo voglia di accasciarmi e mangiare qualcosa. Impossibile non notare come intorno, tutto sia fantastico. Il colore blu spento del cielo e le sagome delle montagne alle ultime luci del giorno che sembrano quasi sovrapporsi l’una sulle altre. Nemmeno una nuvola in cielo, preludio di una stellata da ricordare.

Tornando alle valutazioni possiamo dormire in cima nel Bosco, oppure scarpinare ancora un oretta e scendere al parcheggio.
Fa freddo. Ci sediamo per riposarci e scambiare due parole sulla via e sui vari passaggi.
Fa freddo. Ci addentriamo nel bosco senza nemmeno togliere l’imbraco, con ancora i friends, rinvii e fettucce ci facciamo largo tra gli alberi e cespugli. Il terreno è molto diverso adesso. Uno strato di aghi e foglie secche rende la camminata più comoda mentre cerchiamo il vecchio sentiero dei Melat che scende dallo Scoglio delle Metamorfosi. Arrivati al sentiero, ci sediamo un po’ riparati e devo dire che la  stanchezza si fa sentire. Alla fine, scalare e tirarsi dietro un saccone che si infila ovunque, ci ha costretti spesso ad uscire dalla via per liberarlo … Con un certo dispendio di energie ed ora me ne rendo conto. Beviamo un po’ d’acqua e alla fine decidiamo di scendere al parcheggio cercando un posto più riparato e meno esposto dove passare la notte.

Prendiamo il sentiero e qui comincia “il cinema”. Ogni torciata nel bosco, dimostra come la fauna della riserva sia ancora ricca e ben attiva. Impossibile distinguere di quali animali si tratti ma vi assicuro che sono parecchi.
Scendiamo lungo il sentiero con un paio di “ragliate” causate ad un paio di miei scivoloni ma tutto prosegue senza intoppi. (NDR: Ancora mi chiedo come abbiamo fatto a non perderci)

Complimenti al Pota per l’orientamento.

Attraversiamo la cascata stando attenti a non finire nelle pozze e poi ancora giù lungo il sentiero sempre più stretto fino al Bidet della Contessa.
Credo che solo chi vive in queste zone, abbia visto i giochi di luce che si creano di notte sulle acque del Mello. Magie che ci regala la natura assieme ad una stellata che sembra volerci avvolgere.
Continuiamo la nostra camminata verso il parcheggio.
Passiamo davanti al Gatto Rosso quindi alla casetta di attesa delle navette. Sono esausto, tra salita e discesa voglio solo togliermi tutto. Slaccio lo zaino e tolgo friend, moschettoni e rinvii dall'imbraco.
Metto un cappello e tiro fuori i viveri dallo zaino.
Apparecchio alla buona sulla panchina mentre Matteo prepara i materassini per la notte.
Stappiamo la nostra Sassella. «Alla Nostra e… Auguri Matrix!»



PS: Il giorno dopo è un’altra storia. Non voglio dire nulla sulle risate e i commenti … e sulla nottata, vi dico solo che abbiamo scalato anche il giorno dopo su Cunicolo Acuto (credo), Tunnel Diagonale (forse) e nel pomeriggio, al Sasso RemBambenno dove abbiamo incontrato lo Spini, ho fatto sicura al Rampikino ed in seguito ci ha raggiunto “LaBobby”.
Io ero esausto, ma mi son divertito un sacco nel vederla ingaggiare una lotta furente con un 7b del quale non ricordo il nome.

VAL DI MELLO: "STOMACO PELOSO" e "ALBA DEL NIRVANA"

Un paio di settimane fa ho comprato “Le Montagne Divertenti” n. 29 dove in prima pagina raccontavano la nascita dell’Alta Via delle mia cara Valmalenco … Non potevo non prenderlo.
Nello stesso numero vi era un articolo di Antonio Boscacci del 1981, proposto ma mai pubblicato da nessuna rivista prima di oggi. Già in quel periodo parlava dell’arrampicata in aderenza. Nell’articolo, ne spiega vari aspetti, soprattutto psicologici ma la cosa stupefacente erano le foto a corredo dell’articolo in cui era xcome al solito slegato. Una in particolare mi aveva colpito, al Trapezio d’Argento su Stomaco Peloso.
Trapezio D’Argento. Era diventato come una pulce che continuava a saltare nell’orecchio non lasciandomi in pace. Avevo già visto foto di diversi bambini che veniva portati su Stomaco Peloso durante il MelloKids dalle Guide Alpine della Valle ma non pensavo che “anche il Bosca fosse passato di lì”.
Ad ogni modo, spulcio le relazioni e vedo che le vie presenti su quella struttura, sono essenzialmente tre: “Lucido da scarpe” (VII/A1), “Nuova dimensione” (VII-) e la più facile “Alba del Nirvana” (V+).
«Alba del Nirvana». Accantono il pensiero, non sono in condizioni per farla … Ma l’idea mi rimane in testa «Non sarebbe male. Il V+ è abbordabile … Sì ma in condizioni normali» quindi per il momento conviene riporre anche questo piccolo progetto da alpinoide, nel solito cassetto.

Tutte le volte che apro quel cassetto poi non lo chiudo subito, scattano le filippiche nella mia testa. Penso che in questo momento sarei in difficoltà anche su gradi molto inferiori. Proprio il 5 Agosto dell’anno scorso partivo alla volta del Bernina per la normale italiana oggi invece mi ritrovo a dover re-imparare a scalare, a muovermi cercando di recuperare gli schemi motori e riscoprire certe sensazioni.



Non scalo da più di sei mesi per motivi di salute e la roccia mi mancava. Il “metadone verticale” (NDR:  come lo chiama qualcuno), le Katana di 3 numeri i meno, la magnesite, indossare l’imbrago e disporvi il materiale il modo ordinato. I nodi, le fettucce a “giro spalla” e la sensazione di stare appeso ad una corda …

Ripenso ai tiri del Remenno. Sentire il piede aderire alla roccia spalmandolo per bene dal calcagno fino alla punta. L’Aderenza. Ci ho messo un bel po’ prima di iniziare a capire come ci si muove in aderenza e ancora molte cose mi sfuggono e non mi riescono

Per fortuna, grazie al “Pota Potissimo”, la giornata vuole essere dedicata a Me stesso e alla mia scalata. Con questi pensieri in testa parto da casa alle 6:45.



Alle 7:30 sono ad Abbadia sotto casa del Guidone. Scende un po’ stonato, sintomo di una serata divertente. Direzione Val Masino. Dal momento che devo re-iniziare a scalare, il programma prevede una giornata alla Sud del Remenno per ripassare posizioni di base e riprovare certe sensazioni e tenerci il resto della giornata con un punto di domanda. Pronti a qualsiasi opzione.
A dire la verità, avevamo già fatto un giro di prova al Remenno la settimana precedente ma le parole sincere del Pota erano state più o meno queste: “Non sei messo malissimo … Giuro! Pensavo peggio. Devi ritrovare i tuoi schemi motori”. Senza contare che, dopo nemmeno 10 tiri, avevo i piedi che stavano esplodendo di dolore.
Ad ogni modo, dopo un caffè al bar, ci dirigiamo alla Sud e con molta umiltà ripartiamo dalle basi: posizioni fondamentali ecc. Va decisamente meglio della volta precedente.
Partiamo da Paraclimb ed iniziamo il ripasso dei fondamentali. La sensazione è decisamente migliore e mi becco anche un paio di “Bravo” dal Pota (NDR: per chi lo conosce, sono abbastanza rari). La mattinata scorre veloce sul quinto grado ed uno pseudo-6A di placca.

Verso le 13:30 ci concediamo un pranzo a base di insalatona dalla Iris al Centro Polifunzionale ed intanto decidiamo il da farsi per il pomeriggio.

Avete presente quei momenti in cui si è in giro tra amici, uno dei due ha un idea, ma non se bene che cosa ne può pensare l’altro ? Ecco la situazione era più o meno quella.
Con un tono misto tra l’affermativo e l’interrogativo di chi butta lì una proposta, un ipotesi ma non ne è convinto e vuole vedere la reazione dell’altro gli dico:


“Ma se andassimo al Trapezio d’Argento … ”
“Matrix, andiamo dove ti pare … Ti senti in forma ?” ed intanto lo vedo che sghignazza sotto i baffi come se si aspettasse una cosa del genere.
“No beh non è che mi sento informa, ma perché ‘sta domanda? La vedi come un azzardo ?” spariamo quattro balle ed intanto la decisione è presa.
Unico accorgimento: aspettare qualche ora visto che il caldo non ci da tregua e vorremmo evitare di vedere la suola Vibram sciogliersi sulla roccia ardente.
Un cafferino all'ombra, qualche check sul cellulare per vedere cosa succede nel mondo intorno a noi e via si salta in macchina.
Ripassando dal Remenno incontriamo il buon Davide Spini (Spinaz) anche lui diretto in Valle con un Cliente. Scrocchiamo un comodo passaggio di accesso alla valle e via a piedi sul sentiero che dal Gatto Rosso costeggia il torrente fino alla svolta a sinistra in direzione parete.
Mi sistemo imbraco ed il materiale minimale per la salita ed il nécessaire per la discesa in doppia.



Il tempo di legarmi e sistemare la fettuccia che già vedo il Pota sui primi 10mt di Stomaco Peloso senza nemmeno aspettare che lo assicuri. Ovviamente è un razzo ed in pochi minuti arriva alla prima sosta su un albero.
Tocca a Me. Parto un po’ esitante ma il primo tiro va via con una certa facilità. Arrivo in sosta, barcaiolo il tempo di recuperare le corde e sistemare il secchiello che lo vedo ri-partire agile come sempre. In nemmeno 5 minuti sento il comando di liberare le corde e smontare la sosta. Parto io e con una certa soddisfazione anche questa lunghezza scorre veloce sotto le mie Katana.
Sosta su comoda catena e selfie di rito. Adesso comincia la via vera.

L1 - procede verso sinistra rimontando sulla roccia del Tempio dell’Eden seguire la struttura traversando verso sinistra sfruttando piccola fessura verticale (Camalot C3 verde). Superare il diedro leggermente strapiombante sfruttando una scaglia a sinistra quindi è necessario superare un saltino verticale per accedere alla cengia dove si trova la prima sosta su due vecchi chiodi.
L2 – Spostarsi leggermente a sinistra e quindi proseguire diritti lungo la placca lavorata e leggermente unta in direzione della grossa sezione strapiombante (ben visibile dalle foto). Questo tiro si conclude con una sosta su due chiodi sulla fessura sotto il grosso tetto del Tempio dell’Eden (rinforzare la sosta con un friend nella fessura poco più in alto – Camalot C4 n. 3 ).
L3 – Si percorre tutta la fessura costeggiando il tetto fino alla fine, dove sulla destra è ben visibile la catena di sosta. Da qui partirebbe “Morti viventi” ma, visto il grado, lo teniamo per la prossima volta. ;-)



La discesa si svolge in doppia e a piedi. Dall'ultima sosta con una calata in doppia si raggiunge il sentiero nel bosco. Si segue il sentiero sulla parte superiore del Trapezio d’Argento, fino all'inconfondibile parete di Stomaco Peloso. Sulla sinistra si trova un albero con catena. Da qui procedere, con un ultima calata, fino alla base. Qui incontriamo di nuovo il buon Spinaz con il quale ci incamminiamo verso il parcheggio.



Dopo questo giro, non può mancare la “birra di rito” al Gatto Rosso per festeggiare questa splendida salita. Al rientro di fermiamo alla “baita dello Zio Giò” per un saluto che si trasforma in un aperitivo e lentamente in una cena sotto una stellata pazzesca al cospetto delle fantastiche pareti della Valle.
Aiuto! Domani devo andare al lavoro … Non aggiungo altro, se non che sono arrivato a casa tardissimo ma stra-felice.

Ringraziamenti
Un grazie di cuore al Pota per i momenti passati insieme, senza contare Spinaz e Giò per la solita stupenda ospitalità della Val di Mello.
Un grazie speciale al buon Gerry che ha fatto una delle sue grandi magie con le mie Katana. Ogni volta glie le porto distrutte e lui pazientemente le sistema riportandole a come se fossero appena uscite dal negozio. Top!

ALTA MONTAGNA 2014 - Le classiche per iniziare

MONTE ADAMELLO 3.554 m















Giovedi 3 e venerdi 4 luglio
 
1° GIORNO - Malga Caldea(1584) Rif. Garibaldi (2553) h 4.00 
 
2° GIORNO - dal Rif. Garibaldi passando dal Passo Brizio e dal Passo degli Italiani alla vetta del Monte Adamello 3.554m 

90€/persona (gruppo minimo 4 persone)


GRAN PARADISO 4.061 m














lunedi 14 e martedi 15 luglio

1° GIORNO - Dal parcheggio in località Pravieux mt 1834  attraverso una evidente mulattiera con stretti tornanti, dopo tre lunghe diagonali si raggiunge l'alpeggio di Lavassey mt 2194 da qui il sentiero s'innalza dolcemente con ampie curve sul costone della Côte Savolère fino a raggiungere il rifugio 2,30 h circa .
 
2° GIORNO - Dopo un primo tratto su morena, si arriva alla base del ghiacciaio del Laveciau. m 3200 circa. Da qui si sale progressivamente di quota sino a raggiungere la "schiena d'asino" dove si interseca la traccia che sale dal Vittorio Emanuele m 3700.
Si prosegue piegando a sinistra verso il colle di Montcorvè e sempre a sinistra si risale il ripido pendio che dopo l'attraversamento della crepaccia terminale e il superamento delle facili roccette porta alla cima con la "Madonnina" del Gran Paradiso. Quota m 4061.

113€/persona (gruppo minimo 4 persone)

Prenotazione 


MONTE ROSA 4.554 m














Lunedi 21 e martedi 22 luglio

1° GIORNO - Alagna (1212m) in funivia fino al passo dei Salati (2970m) da li dopo un breve trasferimeno a piedi si prende l'ultimo troncone di funivia che porta al ghiacciaio Indren; da qui in circa 45'/1h si raggiunge il Rifugio Città di Mantova. ( 3.498m)
 
2° GIORNO - dal Rif.Mantova si segue l'evidente traccia, passando per il colle del Lys ( 4.248 m) , si entra nella conca glaciale si segue l'evidente traccia, fino a raggiungere i pendii che portano al colle Gnifetti (4454 m). Dal colle si piega verso destra, si attraversa un breve plateau, e per un ripido pendio si risale il versante occidentale della Punta Gnifetti fino a guadagnarne la vetta ed il rifugio Regina Margherita 4/5h

125€/persona (gruppo minimo 4 persone)


Cosa serve:

Materiale tecnico.

Casco, imbracatura, 2 moschettoni a ghiera, ramponi classici ( automatici o semiautomatici), piccozza classica, bastoncini.

Materiale personale.

Zaino 30-40 litri, thermos con tè caldo, pack-launch  (barrette, panini, formaggio, frutta secca…), occhiali da sole, guscio in gore-tex o similari, pantaloni tecnici eventualmente sovra pantalone in GTX, piumino leggero, maglietta traspirante ricambio, guanti leggeri e pesanti, berretta, crema protezione solare. 

Per il rifugio. 

Sacco lenzuolo, calze ricambio, pila frontale con batterie cariche, tessera CAI.

La quota comprende
  • accompagnamento e insegnamento della Guida Alpina
  • Assicurazione RC
  • uso dei materiali comuni (corde rinvii ecc.)
La quota non comprende
  • Trasferimenti 
  • vitto e alloggio (anche della Guida Alpina)
  • tutto ciò che non è specificato alla voce "la quota comprende" che restano a carico dei partecipanti
Il materiale tecnico ( Imbracatura, ramponi, piccozza, casco ) eventualmente può essere fornito dalla Guida Alpina ( quota del noleggio 15€)

N.B. prenotazioni entro il lunedi precedente


Info e prenotazioni matteoguida@yahoo.it 


PRESANELLA - GRANATINA GULLY

Disperazione? si quello probabilmente ci spinge a cacciarci in luoghi poco affollati come sto budello di ghiaccio (poco) e roccia.
Disperazione per non riuscire più a tirar le amate tacche; cosi ripieghiamo in qualche modo sui manici delle piccozze, evidentemente due sbarre, evidentemente meno traumatici per i miei poveri gomiti e la dolorante spalla di Ale.

Ale verso la nord...

Ale e l'evidente riga di Granatina Gully

Non guardo nemmeno le condizioni, tanto caldo non fa, dal Denza la linea sembra "formata" e poi mi convinco che tanto di rif o di raf ho deciso di salire. Di neve ce nè a quantità industriali, subito fuori dal rifugio...marcia.

Alle tre e mezza, dopo una nottata trascorsa a lottare per la sopravvivenza con il saccolenzuolo, mi scaravento fuori dal rifugio; fa un caldo merda, la neve non ha rigelato una beata fava...mah...nuvole sfilacciate all' orizzonte...previsioni toppate come troppo spesso negli ultimi giorni.

Andiamo. L'ora e mezza di avvicinamento si dilata quanto basta...ma si sa siamo dei lentoni.

Albeggia, attacco il primo tiro di dry...IV° va beh avrò un po' di ruggine...in qualche maniera mi salvo dalle fauci della terminale...ancora un paio di tiri di misto non difficile tra rocce impilate, neve marcia e ... appunto ghiaccio GRANATINA danno accesso al canale.

Primo tiretto per Ale

Ravanatona mistica, affidandoci a quei due neuroini che ci restano...conservone eterno su per il canale tra neve marcissima, ghiaccio uribil, soste british style, fino alla strozzatura.


Adesso la musichetta cambia, se prima era inceppata qua proprio non c'è nè per nessuno...il primo tiro di misto è un po' troppo dry, il ghiaccio superstite non lo vorrei nel coktail nemmeno nel peggio bar dell' arco alpino tanto fa cacare. In qualche modo ci trasciniamo su.




Ultimo tiro, un po' di misto facilotto e cornice per uscire in cresta...per fortuna qualche boulder ogni tanto mi riesce...così protetto da un friends a debita distanza, getto le piccozze oltre l'ostacolo...gulp neve marciona...porcaputtanaaaaa....non mi resta che azzardare il ristabilimento. Con un magico tallonaggio di gamba destra mi ribalto letteralmente sulla cresta della Muraccia...è mezzogiorno...il sole tra un passaggio di nuvole e l'altro scottoa. la neve fa cagare, la traccia per andare a prendere la normale è tutta da fare.


Recupero Ale, felice come una pasqua per questa giornata (che non è che a metà) di alpinisturia aboextrem...

Un solo dio...laravanata!

Poi saranno solo tre ore di colloquio con il creato e il creatore, tra passi che sprofondano fino al ginocchio, ramponi con uno zoccolo monumentale, idee bizzarre di seguire strane tracce...

Bella l'alta montagna, Magica...stay tuned

magico spritz del Bar Sport a Edolo!

CORSO DI ALPINISMO CLASSICO AC 1 - Pizzo Cassandra

Quando

Venerdì 27 - Sabato 28 Giugno



Due giornate dedicate all'alta montagna e alle tecniche di progressione e sicurezza su questo terreno.

Le luci della sera in alta montagna nei pressi del Biv. Oggioni
Teatro delle "operazioni" la conca del Ventina.
Campo base presso rifugio Gerli Porro, come nella miglior tradizione alpinistoide!

Il primo giorno sarà dedicato alle manovre di progressione, legatura e autosoccorso della cordata su terreno glaciale.

La sera in rifugio dedicheremo un paio d'orette alla corretta pianificazione di una salita (leggere una cartina magari non al contrario, come usare la bussola, ecc. )

Il secondo giorno metteremo in pratica quanto appreso sabato, concludendo con l'ascensione al Pizzo Cassandra 3.226 mt lungo la via normale.

Ph Francesco Calvetti

Numero di partecipanti

minimo 3 persone

Quota di iscrizione

Euro 180 a persona

La quota comprende:
  • Accompagnamento e insegnamento della Guida Alpina
  • Assicurazione RC
  • uso dei materiali comuni.
La quota non comprende: Trasferimenti , vitto e alloggio (anche della Guida Alpina) e tutto ciò che non è specificato alla voce "la quota comprende" che restano a carico dei partecipanti

Piz Roseg - Parte Nord
Materiale necessario
  • imbracatura,
  • ramponi
  • piccozza
  • occhiali da sole
  • abbigliamento da montagna
  • scarponi ramponabili almeno semiautomatici
  • ghette
  • crema solare
  • zaino da 30l circa
  • due paia di guanti
  • berretta
Info e prenotazioni matteoguida@yahoo.it entro il 20/06/2014

Uno,due,tre...Prova


Ogni volta imboccando il sentiero della Val Meria siamo carichi, oltre che del peso degli zaini, di tutte le speranze e di tutte le nostre paure, siamo carichi del peso dei nostri sogni

Questa settimana è per noi!


Rubiamo tre giorni alla famiglia, al lavoro, alle responsabilità, alla quotidianità.
Il compagno di questa digressione dalla routine è Maurizio Tasca, un giovinastro di grande talento.


L'obiettivo è di rodare la cordata, provare alcune vie e sistemare dei rinvii fissi sui  punti cruciali. Il progetto ha dell'ambizioso..

Il tempo è splendido, l'aria non proprio primaverile punzecchia mica male! 
In questo angolo di Grigne respiriamo a pieni polmoni, ci rigeneriamo, ricarichiamo le batterie!

Ogni volta che salgo fin quassù ho la fortuna di immergermi in un bagno rigenerante nella natura, una fortuna che non ha prezzo, un lusso che non ha eguali.

Viviamo tre giorni di una bellezza selvaggia, sbucciandoci le mani su di una pietra ruvida,grigia, su cui serve prima instaurare un buon feeling se la si vuol scalare.
Tre giorni di mani sporche e sbiancate dalla magnesite, la pelle seccata dal sole e dal vento gelido, la gola arsa dalla poca acqua portata in parete per "risparmiare" peso.


Passiamo tre giorni tra branchi di camosci e galli forcelli, signori incontrastati di questi luoghi.

Lo scandire delle ore è regolato dal rumore del vento, dai gemiti delle pareti circostanti che si stanno scuotendo le ultime riserve dell'inverno; da luci e ombre che si inseguono tutt'attorno.

Assistiamo estasiati allo spettacolo della luna che illumina il circolo delle pareti sopra il Rifugio Elisa.

Carbonai, Sasso di Seng, Sasso Cavallo illuminati a giorno da una luna quasi eterea...e i sogni corrono ad occhi aperti.



Tre giorni che ci hanno impegnato a fondo, tre giorni che ci hanno regalato un caleidoscopio di emozioni, tre giorni che ci hanno proiettato in un mondo fantastico, fuori dalla porta di casa dove ogni volta incontriamo amici di vecchia data e si fanno nuove conoscenze.






Un mondo dove le piccole cose hanno un grande valore. Un mondo in cui non mi stancherò mai di vivere.
Luoghi in cui non smetterò mai di immergermi per sentirmi vivo.

Un ringraziamento speciale a Martino e Giancarlo e ad Angelo Gestore del Rifugio Elisa.