...Ci sono miti senza tempo, il Det e le sue vie, fanno parte di questa categoria...

“...Sono due mesi che scalo poco, troppo poco, per via di un gomito malandrino… la voglia è alle stelle, ho voglia di avventura, di stare in parete, di vuoto, di montagna, di cuore che picchia in testa…”

Una mattina mentre sono a casa davanti al computer mi arriva un messaggio... “Via del DET in libera, devi provarla…” era già li nel cassetto dei sogni, da un po' a prender polvere....

Con Luca ci siamo trovati subito, un tipo ok, diffido sempre da chi non regge le bollicine e lui, a sua insaputa, ha superato brillantemente il test.

Ne parliamo, ci spieghiamo chiaramente obbiettivi e motivazioni a scanso d’equivoci.

Questa volta no, questa volta è diverso… lo so per certo!

La settimana successiva il “Team Bollicine” è già all’ opera, con un paio di “viaggi” e il provvidenziale aiuto di Alessandra ( la moglie del Pota ) e Mariolone, corde, chiodi, friends, e tutto il materiale necessario, viene accumulato nel bivacco alla base della parete.

La nostra "casa"con tutto l'occorrente per una tranquilla vita domestica ph Richard Felderer
In effetti è un duro lavoro, il cuore va a fondo corsa, ogni volta che arranchiamo, per due orette buone, su per il sentiero della val Meria, fin alla base del nostro sogno.

Iniziamo così in questo caldo autunno, a ricercare il filo rosso degli appigli tra le pieghe della Via del Det, al Sasso Cavallo, il sogno di entrambi è quello di poter salire in completa arrampicata libera questa linea mitica, una sfida, un avventura, un omaggio al genio e alle capacità di un alpinista di razza pura.

L6 uno dei tiri più entusiasmanti ph Richard Felderer
Attrezziamo i tiri con le corde fisse per avere una veloce via di accesso e di discesa, la linea di passaggio va prima trovata e poi rimessa a nuovo. Sistemiamo le soste senza aggiungere spit, solo chiodi e protezioni veloci, e così anche sui tiri.

L6 quasi meglio del Wenden - ph Richard Felderer
L' emozione è immensa nello scoprire i movimenti, indovinare i passaggi e creare un unico teorema di appigli e appoggi, dall’ inizio alla fine.

Il lavoro più grosso però resta la ricerca e la pulizia degli appigli e il disgaggio su alcuni tiri con roccia un po’ traballante...
Qualche appiglio traballante non guasta mai  ph Richard Felderer
Luca ed io siamo galvanizzati dalla via, non pensiamo ad altro, ogni volta miglioriamo la nostra esperienza, ci dividiamo i compiti alla perfezione, questa è un avventura nell’avventura, è ciò che da sale al salire.
Metà via è sistemata così decidiamo di fare un tentativo che risulta però infruttuoso a causa del forte vento e della temperatura non proprio idonea alla libera, scendiamo e aspettiamo condizioni migliori.

Mercoledì 12 ottobre 2011
Ancora una volta ci ritroviamo lungo il sentiero che da Rongio sale su fino alla base del Cavallo, ancora una volta abbiamo mandato all’aria i piani lavorativi, ancora una volta abbiamo lasciato che i sogni avessero la meglio sulle responsabilità, ancora una volta Ale mi ha aiutato ad uscire di casa e provare.
Sono le 5:00,  la luna ci fa da frontale naturale, siamo carichi, questa volta non di kg, ma di ambizioni...
Il sentiero scorre veloce sotto i nostri piedi, quando inizia la salita smette istantaneamente il brusio delle nostre voci, per un ora e mezza, ognuno di noi, è solo con i propri pensieri...
Sotto la parete c’è una cengetta, un po’ riparata, che funge da bivacco, quel luogo ad ogni salita diventa la nostra casa, anche oggi, come altre infinite volte, compiamo il solito rituale: imbracatura, casco, saccone, materiale, vestiti, qualcosa da mandar giù…
Alle 8 non esatte, Luca parte per il primo tiro, lungo e in diagonale verso sinistra, su una roccia che ogni volta ci lascia meravigliati, oggi è particolarmente veloce, deciso, sappiamo che per quest'anno potrebbe essera la nostra ultima chance e spingiamo a fondo sull’acceleratore.
Linkiamo il secondo e terzo tiro così da risparmiare tempo, il quarto tiro è un cazzutissimo diedro strapiombante quasi sempre bagnato…oggi è particolarmente asciutto!!! E vai!
Mi sorbisco il primo surplomb e entra anche sto tiro, Luca si pappa il successivo, fessura, bombè rognosetto, placca infida, gran numero del “Matador de Mandell” e “sem a caval”...

I tiri proseguono tranquilli fin alla prima cengia, dove arriviamo per mezzogiorno spaccato, e come dei bravi lavoratori dell’inutile, facciamo anche noi la pausa pranzo. Da qui in avanti mancano 5/6 tiri per uscire, ma su terreno sconosciuto, e con ancora uno che potrebbe regalarci qualche “bella” sorpresa.

Luca in allungo sul primo strapiombo ph Richard Felderer

Ripartiamo con una bella lunghezza di collegamento su roccia ottima e erba eccellente di IV+ e il più è d’obbligo… da meditare.

Finalmente eccoci qui sotto al terzo e ultimo strapiombo, la roccia pare super, i chiodi ci sono e che problema c’è allora !?

Subito ci rendiamo conto che non sarà per niente facile sistemare questo tiro, alcuni chiodi tengono giusto il respiro e la roccia non è sempre così buona come credevamo noi.

Dopo attimi di panico da B&R ( citazione che prendo in prestito da un amico ), acronimo di Battuti e Respinti, scopriamo un buchetto pieno d’erba e terra, che una volta pulito ci consente di passare a una tacca provvidenziale salva tiro! Incredibile, ci sono tutti gli appigli e gli appoggi, e si fanno tutti i movimenti!!!

Ritorniamo alla sosta di partenza, concatenare questa lunghezza non sarà facile, e ne siamo coscienti, sono le 15:30, abbiamo ancora un po’ di ore di luce davanti e siamo pronti a dar fondo a tutte le nostre energie per riuscirci.

Andiamo aggressivi e al secondo tentativo riusciamo entrambi a salire il tiro in libera!!! Siamo stragasati, è quasi fatta...
Luca agli appigli, Matteo alle corde ph Richard Felderer
I 4 tiri che ci mancano per uscire, li facciamo con le ali sotto ai piedi, euforici, ma sempre concentrati al massimo, perché dove le difficoltà calano, le cazzate aumentano, quindi bisogna alzare il livello di guardia.

Quando usciamo sul prato sommitale sono le 19:00, siamo stravolti, ma contenti e consapevoli di quello che ci “lascierà” questa giornata, siamo in cima al Sasso Cavallo 11 ore dopo aver staccato le chiappe da terra, un'eternità!

Abbiamo assaporato lentamente il nostro sogno, entrando nelle viscere del Sasso Cavallo, per scovare gli appigli e appoggi, ci siam montati sopra come in un gioco senza fine.

Adesso il vento spazza la vetta, nemmeno il tempo di ripigliarsi un attimo, impacchettiamo la ferraglia e ci cacciamo giù per la discesa alla luce spettrale delle nostre frontali.

L’unico pensiero è l’acqua!!! Siamo arsi dalla sete, è stata una giornata lunga e caldissima, e noi, da bravi alpinoidi “estremi” e sostenitori della leggerezza, abbiamo portato 1,5 litri d’acqua in due… per essere leggeri!!!

Varchiamo la soglia della Dina ( il bar di Rongio) alle 22.30, nella saletta di là c’è un gran vociare, gente che gioca a carte, gente che beve vino e discute animatamente.

Ci sediamo e ordiniamo due birre, arriva di qua un tipo e ci chiede: “ Ma voi siete gli amici del Mario?” Con un debole cenno, mentre ci guardiamo negli occhi, annuiamo.

E ancora: “Come va la via al Cavallo?”

I nostri sguardi si incrociano di nuovo (ma non doveva saperlo nessuno?)

Rispondiamo ridendo: “Bene, l’abbiamo fatta oggi!”

Valerio non finisce più di farci i complimenti… e ci offre da bere!

Matteo Piccardi - Luca Passini

Via del Det - Sasso Cavallo
Sviluppo 500 metri.
Difficoltà VI/A3 - In libera fino al IX/IX+
1°libera 12/10/2011 Luca Passini e Matteo Piccardi (a comando alternato Team Free).

Un particolare ringraziamento a :

  • Giuseppe “Det” Alippi, per l’intuito, le capacità e il coraggio di spingersi così in avanti e Benigno Balatti, degno socio e grande alpinista/esploratore.
  • Alessandra e Silvia (mogli) per l’aiuto e il costante supporto morale.
  • Mario Panzeri e Fabio Palma per il lavoro di supporto.
  • G. Carlo Lafranconi e Martino Gatti per l'ospitalità.
  • Gruppo Ragni della Grignetta - Lecco
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