Il Bernina è una montagna che da un po’ suscita il mio interesse. I motivi sono diversi e vari.
Un po’ perché avendo trascorso un sacco di tempo in Valmalenco è spesso protagonista di vari racconti di amici e conoscenti. Un po’ perché è la vetta più alta della valle quindi, dopo essere salito sul Pizzo Cassandra, Pizzo Ventina, Punta Kennedy ed aver percorso per bene quasi tutta l’Alta Via, da tempo cercavo un’opportunità per provare la salita.
L’occasione è arrivata il 5-6 Agosto 2013 con una cordata intenzionata a percorrere la via Normale attraversando per intero il versante Italiano partendo da Campo Moro.

Giorno #1
Ore 7:00 ritrovo a Colico per poi partire alla volta di Sondrio. Strada scorrevole quindi alla svolta per la Valmalenco ci concediamo una colazione. Ripartiamo verso Chiesa, svoltiamo per la Lanzada quindi verso le dighe di Campo Moro.
Arriviamo alle 9:00 circa, breve check-up dei materiali quindi con calma iniziamo la nostra salita.
Obbiettivo della prima giornata è arrivare al Rifugio Marco e Rosa (3609mt).


Dalla Diga di Campo Moro (1940 mt) si attraversa la diga e si scende una cinquantina di metri per una stradina nel bosco rado fino ad un parcheggio. Si seguono le indicazioni per i rifugi Carate, Marinelli e Marco e Rosa e si comincia con un sentiero dietritico che in mezz’oretta porta ad un bosco di conifere. Si cambia versante per entrare, in leggera discesa, nel vallone che conduce alla bocchetta delle Forbici (2636mt). Risaliamo il vallone lungo il comodo sentiero pianeggiante al quale seguono diversi dossi meglio noti come "i sette sospiri". Ancora qualche pascolo di alta quota e qualche pietraia, si raggiunge il Rifugio Carate.

Brevissima sosta per salutare i gestori (“Fanale” e Francesca), quindi proseguiamo lasciandoci il rifugio alle spalle e salendo verso la bocchetta. La vista si apre su Pizzo Tre Mogge, Piz Roseg, Piz Bernina e ghiacciaio di Scerscen. Si prosegue in leggera discesa verso destra, fino ad arrivare in un nuovo vallone che scende dal Passo Marinelli.
Il Rifugio Marinelli è ben visibile su uno sperone sulla sinistra della valle. Si prosegue passando per un laghetto direttamente sotto le Bocchette di Caspoggio quindi si attraversa il torrente sul ponte in legno, e si segue sul sentiero in salita che porta alla Capanna Marinelli-Bombardieri.
Il rifugio è forse il più imponente di tutti quelli dell'Alta Via con i suoi 210 posti letto.
Arriviamo per le 12:00 circa. Facciamo una breve sosta per informarci sulle condizioni del ghiacciaio con il gestore G. Della Rodolfa (NDR: Guida Alpina) e mangiucchiare qualcosa quindi giriamo intorno al rifugio e seguiamo le indicazioni per il Rifugio Marco e Rosa.


Si segue il sentiero che porta al passo occidentale di Marinelli e alla vedretta dello Scerscen Superiore. Si superano diversi nevai e sezioni detritiche fino ad arrivare al ghiacciaio vero e proprio. Da qui, si procede in cordata avvicinandoci alle bastionate rocciose della parete Est della Cresta Guzza facendo molta attenzione ad eventuali scariche.

Il Rifugio ben è visibile in cima alla bastionata davanti noi. Per raggiungerlo è possibile percorrere il canalone ghiacciato della Cresta Guzza oppure, risalire la nuova via ferrata realizzata nel 2003 con ben 650mt di catene.
C’è una certa indecisione su quale via prendere.
L’attacco della ferrata è in pessime condizioni. A causa del ritiro del ghiacciaio, si è formato un profondo crepaccio proprio nel punto di iniziale composto da 2 gradoni in ferro con oltre 1 metro di distanza tra uno e l’altro. Sopra il secondo gradone sono presenti dei cordini consumati provvisti di 2 asole pressoché inutilizzabili. Il “vero problema” è la distanza fra il primo gradone e il ghiacciaio che costringe ad uno spostamento a destra di circa 6 metri per trovare un appoggio sicuro sul ghiaccio per poter salire sulla roccia. Di conseguenza, si è obbligati ad un traverso su roccia di altrettanti 6 metri verso sinistra con i ramponi per poter tornare al primo gradone della ferrata.
Nel caso si opti per il canalone di cresta Guzza, non sono da sottovalutare, le difficoltà legate allo stato del ghiacciaio. Si tratta di percorso impegnativo con pendenza media di 45° ma con punte di 50-55° e, in caso di grande caldo, è possibile doversi districare nella formazione di fino a 15 crepacci, che rendono
l’attraversamento un vero e proprio labirinto.


La nostra Guida, con buona maestria, opta per utilizzare inizialmente la ferrata, quindi si arrampica sulla roccia e, compiendo il traverso descritto prima, risale fino alla prima sosta. Aiutandoci con la corda dall’alto, saliamo a fatica il primo tratto della ferrata assicurandoci con la daisy-chain. Togliamo i ramponi e proseguiamo fino alla seconda sosta. Da qui, riusciamo a vedere per intero tutto il canale constatando che è in ottime condizioni e con un solo crepaccio aperto sul lato opposto.


Rimettiamo i ramponi ed uscendo dalla ferrata, riprendiamo canale nel suo tratto più ripido. Si prosegue lentamente, fino alla cima del canale dove sulla sinistra è possibile scorgere Rifugio.
Ancora pochi minuti e finalmente il nostro obiettivo giornaliero è raggiunto.


La struttura è decisamente moderna. Completamente ristrutturato nel 2003, presenta una facciata esterna completamente in legno con tanto di pannelli fotovoltaici e una postazione internet satellitare. Una decina di metri più in basso è possibile vedere la precedente struttura costruita nel 1913 decisamente più spartana e modesta.
Ore 19:00 passate. Birra come aperitivo
Il rifugio è pieno, ci sono alpinisti di ogni tipo e nazionalità, anche se la maggiora parte arrivano dal versante svizzero (Piz Palù, “Fortezza”, Biancograt). Visto l’orario, ci tocca aspettare per la cena ma con una birra in mano non è un problema.
Dopo cena, definiamo le cordate per il giorno seguente e l'orario di partenza quindi a letto di corsa visto che l'indomani la sveglia è alle 4:00.

Giorno #2
Inutile che cerchi di spiegarvi l'emozione che si prova nel vedere l'alba a quasi 4000mt in un ambiente alpino senza tempo. I colori e l'atmosfera che si respira scaldano più dei vestiti tecnici.
Galvanizzati partiamo dalla Capanna Marco e Rosa seguendo l’ampio pendio che in 200mt conduce alla Spalla del Piz Bernina 4020mt.



Giunti alla rocce si attacca la cresta sulla destra ove sono ben visibili spit e fittoni, segnalati da bolli gialli. Due tiri da 50 mt rispettivamente di II e III, con roccia non proprio saldissima.


Si prosegue per un tratto piano, al quale segue una cresta (sul quale è però necessario rimettere i ramponi) che torna a salire lungo tratto ripido 25mt di III da superare sul lato destro sempre facendo uso di spit e da integrare con qualche friend. Si prosegue con minor pendenza per 20mt, per le facili roccette ben appigliate ed ancora un breve tratto di cresta nevosa si arriva alla vetta della Spalla.


Ci si abbassa verso la sella che porta alla vetta principale per una affilatissima crestina nevosa e si rimonta dalla parte opposta fino alle rocce (I-II) che si superano agevolmente fino a calcare la vetta.
Obbiettivo raggiunto!!! Ci godiamo il panorama in un cielo privo di nuvole e ci abbandoniamo alle foto di rito.



La discesa avviene per i medesimi passaggi usati per la salita con la differenza che è possibile impostare delle comode doppie usando i fittoni come soste.
Tornati alla Marco e Rosa per i complimenti di rito decidiamo di non perdere altro tempo e, recuperate le nostre cose, continuiamo la discesa passando per la ferrata. La discesa è decisamente più facile della salita. Usare la catena come appoggio rende tutto più agevole.
Arrivati agli ultimi gradini, la Guida preferisce calarci, al fine di gestire in modo più safe il gap iniziale con l’attacco della ferrata.

Arrivati tutti sul ghiacciaio sani e salvi si riprende la discesa per le medesime tracce usate per la salita. Il clima è disteso ed, anche se stanchi, il viso di tutti è raggiante per essere riusciti nell’intento.

Ore 17 circa arrivo a Campo Moro con la sola voglia di togliere scarponi e riposare. Birra e panino come da copione quindi si sale macchina con destinazione Casa.

Due giorni incredibili sotto diversi punti di vista: fatica, compagnia splendida ed emozioni ad alta quota.
Il primo giorno abbiamo coperto un dislivello di 1970mt mente il secondo di 2109mt.

Grazie a Tutti di cuore (Matteo, "Curt", Elia, Herman, Francesco e Mazu)

M. Matricardi