L’invito al viaggio è una suggestione, un tentativo di lasciare una scheggia nell'immaginario di un
altro. Sperare che un’immagine che tanto mi ha colpito sia abbastanza potente da essere “vista”
da un altro, almeno la luce, almeno il profumo, almeno l’emozione.

Quando faccio la Guida è così semplice vedere tutto questo nel concreto. Raccontare una via a
chi si legherà con me. Raccontargliela con la voce, con gli occhi. Vedere che il meccanismo del sogno si mette in moto. E poi si parte. Ci si lega e i profili immaginati ridipingono quelli reali.
Che mestiere stupendo quello della Guida.
Ogni volta che riesco a far si che vi prepariate a una via con me con un’immagine già impressa negli occhi e nelle vostre reverie sono intimamente entusiasta.
L’invito al viaggio è l’anima del mio mestiere.  E’ quella linea sottile e a volte per alcuni incerta, fra il portare qualcuno e accompagnare qualcuno.
Forse, la chiave per ritrovarci in questi giorni da trascorrere lontani dalla libertà degli spazi aperti sta proprio qui. Se accompagnarvi per me è passione e prima di tutto condivisione di un sogno e di un’emozione, allora posso provare a continuare a essere una Guida anche adesso. Vi posso invitare al viaggio, perché abbiamo tutti una capacità che non conosce reclusioni: immaginare.
Allora posso ancora provare a lasciarvi quella scheggia che vi porti lontano, che vi faccia pensare, che vi incuriosisca, che vi faccia studiare, che vi esorti a leggere.
Che vi faccia viaggiare.

Ho scelto il Verdon, come già sapete, e raccontarlo non è cosa semplice…



Il Verdon per me è un tutto sensoriale di incredibile potenza e potrei descrivervelo ancora senza stancarmi, ma io in Verdon vado principalmente a scalare, per cui della scalata voglio parlarvi. Scalare qui è rivivere una storia. Una storia incredibilmente contemporanea. Una storia che parla di linee, di movimenti e di scelta di superfici. Le rocce delle Gorges sono documento della storia estetica della scalata.
Considerando le diverse epoche e di conseguenza i diversi approcci alla scalata, potremmo analizzarne l’evoluzione attraverso gli stili differenti che la hanno caratterizzato su queste straordinarie pareti e che ne scandiscono magistralmente le diverse epoche.

Due stili e due periodi risuonano dentro i miei ricordi con intensità.

Il primo è lo stile delle linee evidenti, di una scalata che è un vorticoso corpo a corpo. Il 1974 è l’inizio del mito e le fessure e gli off-width sono la chiave di lettura di queste pareti.
Le vie che nascono in questo fortunato anno continuano a far sognare e tremare tutt'oggi gli scalatori. Quando scrivo questo sto pensando a Il trittico del terrore, tre vie che sono capolavori di arditezza e ingaggio.

Bec de Lièvre nel settore dell’ Imbut, una via con un tiro off-width che nonostante l’evoluzione della scalata non è mai stato sgradato.

Les Barjots, capolavoro della banda di Gorgeon, che parte dal Jardin des Ecureuils.

Ha procurato spaventi a più di uno scalatore, famoso il suo primo tiro off-width gradato VI in origine. Oggi riconsiderato 6b... e ultimo ma non ultimo.

L’Estamporanée, per tutti L’Estampò. Un vero e proprio monumento delle Gorges duecento metri di sano terrore per intere generazioni.
Oggi il suo fascino rimane immutato, nonostante tutti gli ausili tecnologici di cui disponiamo. La tecnologia ci ha avvantaggiati ma non per questo affrontiamo l’Estampò a cuor leggero.
 


Il secondo è una Rivoluzione.
È un cambio totale di modalità espressiva. È il cambio di superficie. È lo svincolarsi della scalata dalle line obbligate. E la via che ho scelto è l’emblema e il monumento consacrato delle Gorges.
È un viaggio all'inseguimento della bellezza sulla parete più verticale e alta delle gole: l’Escalès.

È Pichenibule, il capolavoro di Pschitt, al secolo Jacques Perrier. Questo itinerario è mito e
leggenda per me per via del fatto che abbandona sistemi di fessure per avventurarsi sulle lisce e
compatte placche di urgoniano e perché sale la porzione di parete più verticale e dove la
percezione del vuoto è a dir poco siderale.

Pichenibule è come una musica di grande invenzione e la sua fama si alimenta quando risuona
sotto le mani di grandi interpreti. I personaggi che si alternano ai suoi appigli sono artisti della
verticale e il loro passaggio lascia un segno su questo capolavoro.
Primi tra tutti gli inglesi Livesey e Fawccet che la salgono in arrampicata libera (ad esclusione del mitico bombè) nell'autunno del ’77. E poi il Mago (Manolo), la cui leggenda narra che per un soffio mancò la salita a vista, decollando letteralmente con la sosta davanti al viso per una planata di una quarantina di metri. Fino alla consacrazione assoluta quando un giovane ed insospettabile Patrick Berhault, allora ventenne, nella primavera del 1980 riuscì senza colpo ferire nella libera del mitico bombè di Pichenibule.







Di vie potremmo farne un infinito elenco ma diventerebbe sterile e privo di senso. Dirò semplicemente che le vie da non mancare sono innumerevoli e non basta certo una visita al tempio. A voi scoprire quali, attraverso i libri, i miti e le leggende. A voi seguire quel sottile filo di Arianna che ci conduce di via in via, di parete in parete.

Vi lascio con una citazione dal libro di Vaucher "Quei pazzi del Verdon" un invito alla lettura in
questi giorni di “clausura”, un invito al sogno e alla realizzazione dei sogni.



“(...)mi sarebbe piaciuto che parlassi dell’ atmosfera del Verdon come l’abbiamo vissuta noi, di
più e fin dall’inizio. Se puoi vai oltre il contesto storico e presenta i luoghi, gli odori, i nostri bivacchi, la vegetazione, il vecchio ariete solitario; parla del colore, dei colori della roccia, delle soste negli alberi, del verde speciale del Verdon, del caldo di certi giorni, (con il rumore dell’acqua nelle orecchie e la polvere in bocca!) delle spedizioni precoci in primavera, quando l’oscurità si
distende sul fondo delle gole, dei tunnel superati così spesso, e di noi: un po’ lazzaroni, un po’
alla ricerca dell’impossibile, della fifa e della gioia di arrivare sul pianoro prima di sera e tutto
il resto!

Prima di intraprendere il pellegrinaggio nel Tempio vi invito a leggere:

"Quei pazzi del Verdon"  di Bernard Vaucher edito da versante sud.



"Patrick Edlinger - Libero nell' aria" di Jean-michel Asselin e Patrick Edlinger edito nella versione italiana da AlpineStudio.


La guida "bibbia"  52 anni per 520 vie