Un paio di settimane fa ho comprato “Le Montagne Divertenti” n. 29 dove in prima pagina raccontavano la nascita dell’Alta Via delle mia cara Valmalenco … Non potevo non prenderlo.
Nello stesso numero vi era un articolo di Antonio Boscacci del 1981, proposto ma mai pubblicato da nessuna rivista prima di oggi. Già in quel periodo parlava dell’arrampicata in aderenza. Nell’articolo, ne spiega vari aspetti, soprattutto psicologici ma la cosa stupefacente erano le foto a corredo dell’articolo in cui era xcome al solito slegato. Una in particolare mi aveva colpito, al Trapezio d’Argento su Stomaco Peloso.
Trapezio D’Argento. Era diventato come una pulce che continuava a saltare nell’orecchio non lasciandomi in pace. Avevo già visto foto di diversi bambini che veniva portati su Stomaco Peloso durante il MelloKids dalle Guide Alpine della Valle ma non pensavo che “anche il Bosca fosse passato di lì”.
Ad ogni modo, spulcio le relazioni e vedo che le vie presenti su quella struttura, sono essenzialmente tre: “Lucido da scarpe” (VII/A1), “Nuova dimensione” (VII-) e la più facile “Alba del Nirvana” (V+).
«Alba del Nirvana». Accantono il pensiero, non sono in condizioni per farla … Ma l’idea mi rimane in testa «Non sarebbe male. Il V+ è abbordabile … Sì ma in condizioni normali» quindi per il momento conviene riporre anche questo piccolo progetto da alpinoide, nel solito cassetto.

Tutte le volte che apro quel cassetto poi non lo chiudo subito, scattano le filippiche nella mia testa. Penso che in questo momento sarei in difficoltà anche su gradi molto inferiori. Proprio il 5 Agosto dell’anno scorso partivo alla volta del Bernina per la normale italiana oggi invece mi ritrovo a dover re-imparare a scalare, a muovermi cercando di recuperare gli schemi motori e riscoprire certe sensazioni.



Non scalo da più di sei mesi per motivi di salute e la roccia mi mancava. Il “metadone verticale” (NDR:  come lo chiama qualcuno), le Katana di 3 numeri i meno, la magnesite, indossare l’imbrago e disporvi il materiale il modo ordinato. I nodi, le fettucce a “giro spalla” e la sensazione di stare appeso ad una corda …

Ripenso ai tiri del Remenno. Sentire il piede aderire alla roccia spalmandolo per bene dal calcagno fino alla punta. L’Aderenza. Ci ho messo un bel po’ prima di iniziare a capire come ci si muove in aderenza e ancora molte cose mi sfuggono e non mi riescono

Per fortuna, grazie al “Pota Potissimo”, la giornata vuole essere dedicata a Me stesso e alla mia scalata. Con questi pensieri in testa parto da casa alle 6:45.



Alle 7:30 sono ad Abbadia sotto casa del Guidone. Scende un po’ stonato, sintomo di una serata divertente. Direzione Val Masino. Dal momento che devo re-iniziare a scalare, il programma prevede una giornata alla Sud del Remenno per ripassare posizioni di base e riprovare certe sensazioni e tenerci il resto della giornata con un punto di domanda. Pronti a qualsiasi opzione.
A dire la verità, avevamo già fatto un giro di prova al Remenno la settimana precedente ma le parole sincere del Pota erano state più o meno queste: “Non sei messo malissimo … Giuro! Pensavo peggio. Devi ritrovare i tuoi schemi motori”. Senza contare che, dopo nemmeno 10 tiri, avevo i piedi che stavano esplodendo di dolore.
Ad ogni modo, dopo un caffè al bar, ci dirigiamo alla Sud e con molta umiltà ripartiamo dalle basi: posizioni fondamentali ecc. Va decisamente meglio della volta precedente.
Partiamo da Paraclimb ed iniziamo il ripasso dei fondamentali. La sensazione è decisamente migliore e mi becco anche un paio di “Bravo” dal Pota (NDR: per chi lo conosce, sono abbastanza rari). La mattinata scorre veloce sul quinto grado ed uno pseudo-6A di placca.

Verso le 13:30 ci concediamo un pranzo a base di insalatona dalla Iris al Centro Polifunzionale ed intanto decidiamo il da farsi per il pomeriggio.

Avete presente quei momenti in cui si è in giro tra amici, uno dei due ha un idea, ma non se bene che cosa ne può pensare l’altro ? Ecco la situazione era più o meno quella.
Con un tono misto tra l’affermativo e l’interrogativo di chi butta lì una proposta, un ipotesi ma non ne è convinto e vuole vedere la reazione dell’altro gli dico:


“Ma se andassimo al Trapezio d’Argento … ”
“Matrix, andiamo dove ti pare … Ti senti in forma ?” ed intanto lo vedo che sghignazza sotto i baffi come se si aspettasse una cosa del genere.
“No beh non è che mi sento informa, ma perché ‘sta domanda? La vedi come un azzardo ?” spariamo quattro balle ed intanto la decisione è presa.
Unico accorgimento: aspettare qualche ora visto che il caldo non ci da tregua e vorremmo evitare di vedere la suola Vibram sciogliersi sulla roccia ardente.
Un cafferino all'ombra, qualche check sul cellulare per vedere cosa succede nel mondo intorno a noi e via si salta in macchina.
Ripassando dal Remenno incontriamo il buon Davide Spini (Spinaz) anche lui diretto in Valle con un Cliente. Scrocchiamo un comodo passaggio di accesso alla valle e via a piedi sul sentiero che dal Gatto Rosso costeggia il torrente fino alla svolta a sinistra in direzione parete.
Mi sistemo imbraco ed il materiale minimale per la salita ed il nécessaire per la discesa in doppia.



Il tempo di legarmi e sistemare la fettuccia che già vedo il Pota sui primi 10mt di Stomaco Peloso senza nemmeno aspettare che lo assicuri. Ovviamente è un razzo ed in pochi minuti arriva alla prima sosta su un albero.
Tocca a Me. Parto un po’ esitante ma il primo tiro va via con una certa facilità. Arrivo in sosta, barcaiolo il tempo di recuperare le corde e sistemare il secchiello che lo vedo ri-partire agile come sempre. In nemmeno 5 minuti sento il comando di liberare le corde e smontare la sosta. Parto io e con una certa soddisfazione anche questa lunghezza scorre veloce sotto le mie Katana.
Sosta su comoda catena e selfie di rito. Adesso comincia la via vera.

L1 - procede verso sinistra rimontando sulla roccia del Tempio dell’Eden seguire la struttura traversando verso sinistra sfruttando piccola fessura verticale (Camalot C3 verde). Superare il diedro leggermente strapiombante sfruttando una scaglia a sinistra quindi è necessario superare un saltino verticale per accedere alla cengia dove si trova la prima sosta su due vecchi chiodi.
L2 – Spostarsi leggermente a sinistra e quindi proseguire diritti lungo la placca lavorata e leggermente unta in direzione della grossa sezione strapiombante (ben visibile dalle foto). Questo tiro si conclude con una sosta su due chiodi sulla fessura sotto il grosso tetto del Tempio dell’Eden (rinforzare la sosta con un friend nella fessura poco più in alto – Camalot C4 n. 3 ).
L3 – Si percorre tutta la fessura costeggiando il tetto fino alla fine, dove sulla destra è ben visibile la catena di sosta. Da qui partirebbe “Morti viventi” ma, visto il grado, lo teniamo per la prossima volta. ;-)



La discesa si svolge in doppia e a piedi. Dall'ultima sosta con una calata in doppia si raggiunge il sentiero nel bosco. Si segue il sentiero sulla parte superiore del Trapezio d’Argento, fino all'inconfondibile parete di Stomaco Peloso. Sulla sinistra si trova un albero con catena. Da qui procedere, con un ultima calata, fino alla base. Qui incontriamo di nuovo il buon Spinaz con il quale ci incamminiamo verso il parcheggio.



Dopo questo giro, non può mancare la “birra di rito” al Gatto Rosso per festeggiare questa splendida salita. Al rientro di fermiamo alla “baita dello Zio Giò” per un saluto che si trasforma in un aperitivo e lentamente in una cena sotto una stellata pazzesca al cospetto delle fantastiche pareti della Valle.
Aiuto! Domani devo andare al lavoro … Non aggiungo altro, se non che sono arrivato a casa tardissimo ma stra-felice.

Ringraziamenti
Un grazie di cuore al Pota per i momenti passati insieme, senza contare Spinaz e Giò per la solita stupenda ospitalità della Val di Mello.
Un grazie speciale al buon Gerry che ha fatto una delle sue grandi magie con le mie Katana. Ogni volta glie le porto distrutte e lui pazientemente le sistema riportandole a come se fossero appena uscite dal negozio. Top!