Di Luca Fauro

Prima edizione - Atto primo
Giorno 5 febbraio

5 gradi, cielo plumbeo, qualche schizzo di pioggia, umidità superiore all’immaginabile: Fauro e Fava si recano a Paderno d’Adda per una pausa pranzo allungata del Fava (il Fauro non ha un lavoro). Al secondo settore la situazione è liquida, quindi i due decidono di scendere fino ai laghetti, nonostante la colpevole assenza del sole, fiduciosi per l’assenza di forti piogge nei giorni passati. Laggiù si convincono con una serie di ragionamenti, che di razionale hanno poco (data l’evidenza che la parete è piena di chiazze umide) che si può fare qualcosa.

Finiscono per “montare” il solito tiro Adrenalina, che parte su saponette per arrivare in uscita a piacevolissime sensazioni d’argilla sotto le dita. L’ideale per godersi l’arrampicata. Nonostante tutto, i due caparbiamente arrivano in continuità alla sezione dura, prendendo le solite bastonate e patendo un freddo micidiale (il Fauro deve lavorarsi duramente il primo passaggio di... 6c!!!).

Tutto questo lo fanno con l’ausilio indispensabile dell’ascugamanino da bidet del Fava, oramai ridotto a una massa informe e marrone, usato qui e là per asciugare sassetti e buchi sulla parete, garantendo cosi la necessaria aderenza a progredire sull’erta parete dell’alpe. La frase della giornata è certamente quella pronunciata a più riprese dal Fava: “beh, dai, è una bella ginnastica”, alla quale il Fauro replica con convinzione: “Eh!”, che sottende: “ma vaffanculo”.

Fauro

Risalendo il sentiero per guadagnare le macchine si raccontano delle previsioni meteo su internet, che nei prossimi giorni non preannunciano niente di buono, che il tempo rimarrà stabile in quel modo, convincendosi infine di aver fatto una mossa affatto assennata, proprio una bella ginnastica in barba alle condizioni atmosferiche avverse che caratterizzeranno i prossimi due giorni.

Giorno 6 febbraio

Ore 10, sole primaverile, finestre di casa spalancate, ventilazione perfetta.
Il Fauro scrive sul computer, il Fava è in ufficio.

Fava