Odio camminare, svegliarmi presto - nel cuore della notte, nel cuore dei sogni- odio gli zaini pesanti,gli scarponi, odio dormire nel sacco a pelo in letti dalle reti imbarcate, in locali che trasudano umido da ogni dove, odio il puzzo di sudore dei corpi ammassati promisquamente uno accanto all' altro, odio il freddo!
Odio le zuppe in busta, odio il rumore del jetboill, odio dover rovistrare nello zaino alla spetrale luce di una frontale, ma più di tutto odio il morso del gelo quando ad ore troppe preste ci si scuote dal dormiveglia tormentato da sogni e incubi.
sbamm, abbandono la sicurezza ma anche l'incertezza del bivacco e come per incanto ogni volta mi ritrovo ad Amare ogni secondo di vita consumato in mezzo alle montagne.
D'improvviso ci ritroviamo nel cuore pulsante dell' azione, succhiando ogni goccia di questa linfa vitale immersi in scenari da favola e incubo, chiusi nelle nostre giacche che ci proteggono dal freddo ma non dalle legittime paure, camminiamo con il cervello che lavora a pieno ritmo, registra e analizza ogni variazione del circostante, ogni minimo rumore, ogni minima luce...siamo vigili.
Perpetriamo un insieme di gesti automatici lungo inestricabili morene, pendii ghiacciati,canali di neve dura, molle, inconsistente, risalti di roccia inframmezzati a ghiaccio, rincorrendoci tra pareti e spigoli.
Camminiamo, scaliamo, venti passi e riprendiamo fiato, proviamo a controllare il controllabile lasciando giocoforza, un buon margine di imponderabilità ad ogni nostra azione.
Fino in vetta. Culmine di ogni salita, fine del sogno, amaro in bocca, un abbraccio, solo occhi sognanti già rivolti alla prossima parete.
Fino in vetta. Non è che la metà del sogno, non siamo che a metà strada. Ogni salita termina con il culo al caldo. E dalla vetta ogni volta di strada da fare ce n'è parecchia.
L'inspiegabile fascino di queste pareti Nord, austere e inospitali, qualcosa di più simile ad una prova iniziatica che all' arrampicata.