Boh, che dire... Bello ? Bellissimo ? Mitico ? Spettacolare ?
Non lo so, fondamentalmente niente di tutto questo.
Solo un ritorno alla purezza, all’essenza della montagna e dell’amicizia.
Poche parole, solo sensazioni e nasce qualcosa.

 Il tutto è iniziato con una telefonata: 
"Ciao Matteo, sono Nicola, mi porti alla Capanna Margherita ?"
Risposta: mi dispiace tutti i rifugi pieni, non si può fare. 
"Cazzarola mi dico e allora ?"
Risposta: Ti porto in Grigna se ti va?
Tra me e me: "... che Cacchio è 'sta Grigna ? Comunque si! Ci vediamo sabato mattina ai Resinelli."

Tra i torrioni della Grignetta

E sabato si è aperto un mondo….

Pareti e montagne da sogno...

Abituati come siamo a vedere e leggere sui media dei vari luoghi di culto “alpino” mi trovo in un modo parallelo, a me sconosciuto ma immenso con tutto ciò che un frequentatore di montagna può cercare.

Claudio, il gestore del rifugio Porta al mio arrivo mi viene incontro, mi stringe la mano e oltrepassa il bancone. Cazz.. già un limite è saltato!

Faccio colazione ed insieme a Matteo si parte.

Forse è un po’ preoccupato, non mi conosce, non sa cosa sono. Si parte, superato il bosco di pini ecco lì la montagna, percorrendo  il sentiero si parla, si butta li qualche timida frase che non fa capire nulla della nostra persona, si parla del più e del meno.

Ogni tanto mi fermo mi guardo intorno e riparto .
Attacchiamo la parete, inizia il gioco, l’avventura, il divertimento; è solo un 3° grado ma bellissimo.

Nicola agli appigli del Primo Magnaghi

Nel salire incontriamo “altri” che ci tirano le doppie in testa, che urlano.
Io e Matteo ci guardiamo e forse iniziamo a capirci.

Si prosegue si arriva alla cima, mi stringe la mano.
Veri complimenti, sono felice. Poi proseguiamo e attacchiamo un’altra parete.
L’avevo scorta e le persone li appese avevano suscitato la mia invidia.
Matteo senza nulla dire mi ci ha portato. Porca troia che emozione.
Sono arrivato in cima, o meglio mi ci ha accompagnato, che bello.
Poi a pochi metri dopo una breve cengia la vetta.

Nel salire ho visto due stelle alpine.
Che spettacolo, sembrava fossero li ad aspettarmi e a vedere cosa succedeva.

Proseguiamo.
Parliamo poco, non ricordo bene, ma si sente nell’aria la mia emozione.
Riposiamo e dopo un disastroso sentiero in discesa che comunque non riesce a rovinare la giornata arriviamo al rifugio io “crepato “ e Claudio mi viene incontro, mi chiede com’è andata, a me, ultimo degli ultimi arrampicatori.
Contento anche Lui.
Beviamo due Weisse e un po’ la stanchezza e un po’ l’alcool mi fanno aprire il cuore e la mente.
Discuto di “cose” che a me sembrano la base della vita ma per altri non sono neppure punto di discussione.
E mi ascolta...
Tra me e me dico, questo scalatore che si presenta un po’ burbero e silenzioso nelle sue sentenze è un Grande, un Uomo !

Primo tiro della Lecco al terzo Magnaghi

Si parla, si discute, si programma.

Alla sera cena tranquillissima e a letto presto per la partenza all’indomani. ( parlo per me)

Peccato dei pseudo alpinisti che alle 5.30 fanno un casino infernale. E il rispetto ? Dove cazzo lo mettiamo. Ma non solo nei miei confronti ma di tutti gli ospiti del rifugio e dei gestori che hanno bisogno di dormire perché vi assicuro che si fanno il culo come una capanna !

Il giorno seguente un bel sentiero in quota tra pinnacoli creste torrioni, e l’immensità, il rumoroso silenzio del vento, della roccia, e il battito del mio cuore ed il turbinio di pensieri nella mia testa.

Nicola tra placche e nuvole, sulla splendida roccia delle Grigne
Arriviamo alla parete.
Ci sono altri due che mangiano e uno getta la buccia della banana a terra. Magari fa così anche a casa sua, tanto è degradabile. Eppoi la banana è frutto tipico dell’arco alpino, che ce frega!

Giusto il giorno prima si discuteva sul fatto che ciò che vien portato in montagna, bio-degradabile o meno, deve tornare a casa. Rispetto!!!

Anche qui non ricordo il nome della parete, ma in ambiente e selvaggia. Nell’arrampicare mi accorgo di pezzi di roccia poco solidi, ma non ho paura. Salgo, Mi piace! Palpo la roccia alla ricerca di appigli che mi vengano offerti esclusivamente per il mio piacere, e forse anche del suo, che mi lascia giocare con lei.
Una salita più tecnica: parti esposte, camini diedri appigli strani.
Uso un po’ la violenza nel salire, purtroppo, mi piacerebbe sfiorare, essere delicato, ma niente, troppo difficile. Matteo continua a guardarmi, mi incita nei punti difficili, mi segue, mi assicura la vita ! 

Arrivato in vetta vorrei abbracciarlo, mi ha aperto un nuovo mondo che mi vedrà sempre più presente. Gli do la mano, come si fa, un po’ mi dispiace.

In cima allo spigolo di Vallepiana

Ritorniamo... E al rifugio un casino bestiale di gente accorsa dalla metropoli a sfuggire al caldo.
Ma Claudio ha una parola per me. Mi fa: "e quell’appiglio sul diedro com’era ?"
Che figo! Due giorni, solo due per scoprire la semplicità e la bellezza della vita, che forse avevo perso.

La frase : Cercare il difficile nel facile

Grazie a tutti

Nicola